Il paese, che ci ospitava, era costituito solo da una grande via, chiamata
“lo stradone”, divisa a metà dalla piazza su cui si affacciavano delle botteghe
di artigiani, la tabaccheria, un cinema, e l’ufficio postale. Essa partiva dalla
periferia, una zona aperta e, attraversando il paese, con la scuola
elementare, la chiesa madre, il municipio e l'istituto di agraria, proseguiva verso i paesi limitrofi. Era un piccolo paese con economia agricola,
tanti braccianti, le figure di rito come
il parroco, il maresciallo dei carabinieri, il medico condotto e il “padrino”
di turno. Abitavamo da qualche mese vicino alla piazza, quando mio
padre ci comunicava che ci saremmo trasferiti in periferia, una palazzina di nuova
costruzione di pochi appartamenti, sita al centro di un grande spazio aperto,
con alle spalle un agrumeto che emanava fragranza di zagara, la cava di pietra
a sinistra e, più avanti, il casello
ferroviario con la piccola costruzione rossa, le cui
finestre erano adornate da piante di gerani e di fronte il mercato all'ingrosso di frutta e
verdura, seguito da una grande tenuta con uno splendido palazzo ottocentesco, purtroppo
in degrado, ma immerso nel verde con agrumeto e piante da frutta. Com'erano buone quelle nespole! Quanto ho amato quel luogo e quanto
tempo ho dedicato alla sua esplorazione: Si partiva, in gruppo, in spedizione e io ero il maschiaccio in gonnella che si misurava sulla “l’arrampicata” del grande albero di nespolo, che catturava scarafaggi, mostrandoli come un trofeo, nel barattolo di vetro e che entrava, per prima, nel vecchio palazzo fatiscente, alla ricerca del tesoro. Ero definita "la temeraria" da mia madre, da quando ne era venuta a conoscenza.
E andavo, spesso, nella tenuta, a cimentarmi con la paura, accompagnata solo dal mio fido Apollo, il mio pastore tedesco, che mio padre mi aveva regalato, forse pensando che avessi bisogno di protezione. E’ stato il mio compagno di giochi ma anche il protettore di tutti noi fratelli soprattutto quando mia madre minacciava gli schiaffi, per le nostre malefatte: Apollo tentava, con le zampe anteriori, di bloccarle le braccia, spesso graffiandola, ma si faceva perdonare con il suo affetto. In questo paese, abbiamo dovuto imparare tante cose e superare tante difficoltà: La comprensione di molte parole del dialetto palermitano, le abitudini, gli atteggiamenti dei paesani che ci chiamavano “chiddi di fora”, ma soprattutto confrontarci con la loro cucina; spesso veniva a trovarci “A mantellina”, in quel paese tutti avevano un soprannome, la signora del piano terra che, un giorno, vedendo mia madre pulire le foglie dei "taddi" (1) così li chiamavano nel catanese, le foglie di una pianta rampicante con la zucchina lunga per preparare la minestra, le disse, dopo aver conosciuto la nostra ricetta di famiglia, che quella dei palermitani, che li chiamavano tenerumi, (2) era ben diversa e mia madre, che aveva colto la sua curiosità, aveva spiegato che era facile trovare, in molte zone della Sicilia, ricette diverse: Chi preparava i taddi/tenerumi in bianco (senza il pomodoro a picchio pacchio), chi con cipolla, chi con il pomodoro e la zucchina lunga, chi con patate a tocchetti; e ancora chi li mangiava con gli spaghetti e chi con la margherita ( pasta lunga arricciata ai lati), rigorosamente spezzettati e anche fredda. La minestra, con questa verdura, è, al di là delle diverse ricette, un piatto molto nutriente, ricco di fibre, minerali e vitamine; ha diverse proprietà benefiche e aiutano il sistema digerente. .
E andavo, spesso, nella tenuta, a cimentarmi con la paura, accompagnata solo dal mio fido Apollo, il mio pastore tedesco, che mio padre mi aveva regalato, forse pensando che avessi bisogno di protezione. E’ stato il mio compagno di giochi ma anche il protettore di tutti noi fratelli soprattutto quando mia madre minacciava gli schiaffi, per le nostre malefatte: Apollo tentava, con le zampe anteriori, di bloccarle le braccia, spesso graffiandola, ma si faceva perdonare con il suo affetto. In questo paese, abbiamo dovuto imparare tante cose e superare tante difficoltà: La comprensione di molte parole del dialetto palermitano, le abitudini, gli atteggiamenti dei paesani che ci chiamavano “chiddi di fora”, ma soprattutto confrontarci con la loro cucina; spesso veniva a trovarci “A mantellina”, in quel paese tutti avevano un soprannome, la signora del piano terra che, un giorno, vedendo mia madre pulire le foglie dei "taddi" (1) così li chiamavano nel catanese, le foglie di una pianta rampicante con la zucchina lunga per preparare la minestra, le disse, dopo aver conosciuto la nostra ricetta di famiglia, che quella dei palermitani, che li chiamavano tenerumi, (2) era ben diversa e mia madre, che aveva colto la sua curiosità, aveva spiegato che era facile trovare, in molte zone della Sicilia, ricette diverse: Chi preparava i taddi/tenerumi in bianco (senza il pomodoro a picchio pacchio), chi con cipolla, chi con il pomodoro e la zucchina lunga, chi con patate a tocchetti; e ancora chi li mangiava con gli spaghetti e chi con la margherita ( pasta lunga arricciata ai lati), rigorosamente spezzettati e anche fredda. La minestra, con questa verdura, è, al di là delle diverse ricette, un piatto molto nutriente, ricco di fibre, minerali e vitamine; ha diverse proprietà benefiche e aiutano il sistema digerente. .
Minestra di tinnirumi/ taddi e zucchina lunga con pasta spezzata
Ingredienti
Spaghetti spezzati ( 50 g.
a persona)
4 mazzi di tinnirumi: si scelgono le foglie più tenere e i germogli:
lavateli parecchie volte per togliere la
terra fino a quando l’acqua non sarà pulita, quindi scolateli e sminuzzateli
½ Zucchina: pelatela e tagliatela a pezzetti
4 Pomodori, 1 spicchio d’aglio, olio extravergine, sale
Parmigiano a pezzetti e un pizzico di pepe
Preparazione
Salsa: mettete in padella 4 pomodori
pelati e senza semi, tagliati a pezzi e schiacciati con la forchetta,
aggiungete uno spicchio d’aglio, olio, sale e fate cuocere in padella per 5
minuti, quindi eliminate l’aglio.
Tinnirumi: In una pentola far bollire un litro d’acqua,aggiungere gli zucchini e
i tenerumi sminuzzati, mescolare, salare e lasciarli cuocere, quindi aggiungere
gli spaghetti spezzata. Quando la pasta sarà quasi cotta, aggiungere la salsa
di pomodoro e pezzetti di parmigiano con il pepe, a cottura finita, versare nei
piatti, con un filo d'olio. Gustatela!
Qualche notizia in più
La zucca della lagenaria longissima, dal colore verde chiarissimo, è possibile
gustarla soltanto in estate; ha una forma cilindrica e molto lunga che può
arrivare fino a 2 metri
ma è opportuno mangiarla prima che diventi legnosa, quando raggiunge i 25 cm. In Italia è coltivata
soprattutto in Sicilia ( io trovo i tenerumi e la zucca al mercato coperto dei
contadini di Porta Palazzo, a Torino), le foglie di queste zucche, che
hanno proprietà rinfrescanti e diuretiche, danno una minestra molto buona. Come ho già detto, sono tante le versioni di una stessa ricetta in Sicilia e
anche per questa minestra abbiamo una versione catanese, che si traduce in un’ottima minestra, ed una palermitana, asciutta. Vi
consiglio di assaggiarle entrambi, oltre ad essere gustose, sono anche curativa, una vera
bontà!
(1) Taddi, termine dialettale catanese; trasformazione della
parola greca tallj che significa germogli,
( trasformazione della doppia L in
doppia D);
(2) il termine tenerumi non ha un vero e proprio corrispondente nella lingua italiana, per assonanza e per significato, si può associare al nome di tenerezze, infatti al tatto queste foglie sono molto morbide.
(2) il termine tenerumi non ha un vero e proprio corrispondente nella lingua italiana, per assonanza e per significato, si può associare al nome di tenerezze, infatti al tatto queste foglie sono molto morbide.