venerdì 6 maggio 2016

Il Natale della mia infanzia tra sacro e profano



....Era un andirivieni di donne, teglie da infornare e tanti dolci, i cui ingredienti i regalava la natura: Fichi, mandorle, pistacchi, arance, miele.

Chiesa di Santa Barbara a Paternò.jpgLe usanze siciliane del Natale legano il sacro con il profano: Il culto religioso si mescola alle manifestazioni dei giochi pirotecnici, al suono delle bande musicali, fino alle decorazioni appariscenti ma soprattutto alla cucina tradizionale. Nei menù natalizi del catanese, ciò che non mancano mai sono le scacciate e le cassate alla ricotta, nelle loro varie versioni e il
paese di Paternò, dove ho vissuto la mia infanzia, e ancor più le sue vie, diventava teatro di una festa allegra e gioiosa, dal sapore semplice e familiare.
Ricordo bene! Nei giorni che precedevano il Natale era un fermento collettivo: La stradina, le poche famiglie, il piccolo forno, i lavoratori di marmo e un piacevole vocio di donne, indaffarate a preparare le loro specialità, piatti tipici, profumo di crespelle, di dolci ripieni che uscivano dai forni e di risate e di giochi di bambini (c’ero anch'io) che aspettavano con golosità di assaggiare o rubacchiare qualche buon dolcetto. E’ insomma,  uno spettacolo a cielo aperto, perché tutto avveniva nella strada, considerato il salotto di casa, punto d’incontro della piccola comunità.
Tanta tradizione, come quella dei presepi che venivano arricchiti da ghirlande di arance tarocchi, prodotti tipici del luogo, e mandarini,come  il rito delle novene, davanti al presepe (cominciava  il 16 dicembre e finivano il 24) dove si riunivano a pregare, intonando canti, accompagnati dal suono della zampogna e noi bimbi aspettavamo la fine delle preghiere perché era rituale che la padrona di casa regalasse mandarini e sacchetti di caramelle. E noi c’eravamo, anche se assonnati, all'ultima novena, quella della notte di Natale in chiesa dove i suonatori, con la loro musica, trasmettevano pace e spiritualità e ricevevano, insieme ai presenti, il vino, l’uva passa, le paste delle lune e i fichi secchi.
Io ho un ricordo vivo del Natale a casa dei nonni materni: Ci si riuniva tutti, i figli e nipoti, e gli ultimi giorni, che precedevano il Natale, era un andirivieni di donne, teglie da infornare, cibi genuini e gustosi, e tanti dolci i cui ingredienti ci regalava la natura: fichi, mandorle, nocciole, pistacchi, arance, miele  con i quali si preparavano le famose “ lune” per la loro forma a mezzaluna, accompagnate da vermuth o marsala e i “bocconcini di arancia  mandorlata", ricetta della mia bisnonna. Questi sono i dolci tipici che sono ancora la mia consuetudine e quella delle mie nipoti.
Sulla tavola, ben apparecchiata per l’occasione, erano presenti i tradizionali antipasti come crespelle, salsiccia locale, scacciate, carciofi all'acciuga e aglio, cardi in pastella, baccalà fritto, seguiti, quasi sempre, dalle lasagne al sugo e poi ancora dalle costine di maiale, dall'agnello con patate al vino bianco per arrivare ai dolci della tradizione e sulla tavola trovavamo il melograno, l’uva sultanina, le noci e le mandorle che rappresentavano il simbolo dell’abbondanza e propiziavano la ricchezza e la fertilità.
Il profumo delle crespelle invadeva la sala da pranzo: la nonna e le zie, come in una catena di montaggio, manipolavano una pasta liquida, preparando  morbidissimi bocconcini sfiziosi, con filetti d’acciuga o con ricotta, con una tecnica raffinata e veloce che non si insegna e che, come spiegava mia madre, era considerato un dono antico e familiare che si acquisiva per imitazione ( io l’ho imparato, osservandola e aiutandola durante la preparazione). Potete provarci, ma può essere una buona opportunità, mangiarli in loco. Visitate Catania, potrete gustare tanto buon cibo di strada nei carretti o nelle tipiche bancarelle che smerciano queste meraviglie.
Vi presenterò il dolce natalizio " le lune" nella prossima pubblicazione.





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