....Era un andirivieni di donne, teglie da infornare e tanti dolci, i cui ingredienti i regalava la natura: Fichi, mandorle, pistacchi, arance, miele.
paese di Paternò, dove ho vissuto la mia infanzia, e ancor più le sue vie, diventava teatro di una festa allegra e gioiosa, dal sapore semplice e familiare.
Ricordo bene! Nei giorni che
precedevano il Natale era un fermento collettivo: La stradina, le poche
famiglie, il piccolo forno, i lavoratori di marmo e un piacevole vocio di donne, indaffarate a preparare le loro specialità, piatti tipici,
profumo di crespelle, di dolci ripieni che uscivano dai forni e di risate e di
giochi di bambini (c’ero anch'io) che aspettavano con golosità di assaggiare o rubacchiare
qualche buon dolcetto. E’ insomma, uno
spettacolo a cielo aperto, perché tutto avveniva nella strada, considerato il
salotto di casa, punto d’incontro della piccola comunità.
Tanta tradizione, come quella dei presepi che venivano arricchiti da
ghirlande di arance tarocchi, prodotti tipici del luogo, e mandarini,come il rito delle novene, davanti al presepe
(cominciava il 16 dicembre e finivano il
24) dove si riunivano a pregare, intonando
canti, accompagnati dal suono della zampogna e noi bimbi aspettavamo la fine
delle preghiere perché era rituale che la padrona di casa regalasse mandarini e
sacchetti di caramelle. E noi c’eravamo, anche se assonnati, all'ultima novena,
quella della notte di Natale in chiesa dove i suonatori, con la loro musica, trasmettevano pace e spiritualità e ricevevano, insieme ai presenti, il vino, l’uva passa, le paste delle lune e
i fichi secchi.
Io ho un ricordo vivo del
Natale a casa dei nonni materni: Ci si riuniva tutti, i figli e nipoti, e gli ultimi giorni, che precedevano il Natale, era un andirivieni di donne,
teglie da infornare, cibi genuini e gustosi, e tanti dolci i cui
ingredienti ci regalava la natura: fichi, mandorle, nocciole, pistacchi, arance,
miele con i quali si preparavano le
famose “ lune” per la loro
forma a mezzaluna, accompagnate da vermuth o marsala e i “bocconcini di arancia mandorlata",
ricetta della mia bisnonna. Questi sono i dolci tipici che sono ancora la mia
consuetudine e quella delle mie nipoti.
Sulla tavola, ben
apparecchiata per l’occasione, erano presenti i tradizionali antipasti come
crespelle, salsiccia locale, scacciate, carciofi all'acciuga e aglio, cardi in
pastella, baccalà fritto, seguiti, quasi sempre, dalle lasagne al sugo e poi
ancora dalle costine di maiale, dall'agnello con patate al vino bianco per
arrivare ai dolci della tradizione e sulla tavola trovavamo il melograno, l’uva
sultanina, le noci e le mandorle che rappresentavano il simbolo dell’abbondanza
e propiziavano la ricchezza e la fertilità.
Il profumo delle crespelle
invadeva la sala da pranzo: la nonna e le zie, come in una catena di montaggio,
manipolavano una pasta liquida, preparando morbidissimi bocconcini sfiziosi, con filetti
d’acciuga o con ricotta, con una tecnica raffinata e veloce che non si insegna e che, come spiegava mia madre, era considerato un dono antico e familiare che si acquisiva per
imitazione ( io l’ho imparato, osservandola e aiutandola durante la
preparazione). Potete provarci, ma può essere una buona opportunità, mangiarli
in loco. Visitate Catania, potrete gustare tanto buon cibo di strada nei carretti o nelle tipiche bancarelle che smerciano queste meraviglie.
Vi presenterò il dolce natalizio " le lune" nella prossima pubblicazione.
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