Mio padre, dopo averla ascoltata attentamente, facendole i complimenti per l’interessante analisi, spiegò: Il piatto è nato proprio a Palermo, anche se poi si è diffuso in tutta l’isola, grazie alle donne, che lavorando nelle cucine dei signori, proponevano le ricette alle loro famiglie, sostituendo, naturalmente, gli ingredienti costosi, che non potevano permettersi, con prodotti poveri; “ma vogliamo sapere perché lo hanno chiamato “bruciuluni”, rispose mio fratello Gaetano e mio padre: La spiegazione più comune è che la fetta di carne utilizzata, somiglia ad una braciola ma le persone anziane raccontano che il nome è dovuto alla cottura, che inizialmente, avveniva alla brace e che permetteva di colorire e rendere croccante, la carne, senza farla asciugare, ma spesso, purtroppo, “s’abbruciava”e da qui il termine bruciuluni.
Quante chiacchierate e quante
curiosità soddisfatte! Siamo stati fortunati a nascere e vivere in Sicilia che, come diceva mio fratello Gaetano, “è una terra poliedrica, ricca di contraddizioni, di sole, mare e buona terra, insomma una benedizione divina”.
U fassumauru alla catanese, in bianco
Ingredienti
Fesa di vitello battuta; 1
cipolla; 200 g.
di mortadella a fette sottili; 4 uova sode sgusciate;
impasto di carne tritata (
come si fa con le polpette, mescolare 250 g. di
carne tritata, con un uovo battuto, mollica di pane bagnata nel latte e 100g.
di parmigiano); ½ bicchiere di vino bianco, olio extravergine d’oliva, 2
mestoli di brodo di carne o vegetale.
Contorno: In padella, con un
filo d’ olio extravergine, si fanno rosolare, per qualche minuto, i piselli e
la cipolla, salati e pepati, quindi con
l’aggiunta di mezzo bicchiere d’acqua far cuocere e asciugare.
Preparazione
Spianare la fetta di fesa,
ricoprirla di mortadella e stendervi l’impasto di carne macinata su cui vengono
sistemate le 4 uova intere, nel senso della lunghezza. Dopo aver arrotolato la
carne, formare un grosso involtino, "u fassumauru", i cui due estremi devono
risultare ben chiusi, per evitare la fuoruscita delle uova, e legato ben
stretto con lo spago da cucina; posto in una capiente casseruola con olio
extravergine, fare rosolare il rotolo con della cipolla a fette sottili, sfumarlo con il vino bianco e fare evaporare,
quindi aggiungere due mestoli di brodo. Coprire la casseruola con il coperchio
e far cuocere, a fiamma bassa, per circa un’ora, girando, ogni tanto, il grosso
involtino per rendere la cottura uniforme. Spento il fuoco, dopo averlo fatto
raffreddare e tagliato a fette spesse, presentarlo con contorno di piselli.
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