martedì 19 aprile 2016

La memoria, quel filo invisibile....

M’imbarco per Catania, triste e pensierosa, destinazione Paternò, per una visita alla tomba dei nonni e, nello stesso tempo, per controllare i lavori di manutenzione della stessa, affidati al marmista del paese.
Chiudo gli occhi, sperando di rilassarmi, ma nella mia mente si affollano pensieri e immagini della mia infanzia: La memoria, quel filo invisibile che ci lega al passato, sfuggita al mio controllo, mi riporta indietro col tempo e al rapporto con la persona più importante della mia vita, il nonno che, come in un filmino, rivedo in cucina, il giorno dei morti, insieme ai miei fratelli e mia madre,  mentre, come da consuetudine,  fa colazione “ca muffuletta cunsata” prima di accompagnarci al cimitero, per salutare i nostri morti e lasciare un fiore, dopo aver recitato una preghiera. 
E il ricordo, come una cinepresa, proietta l'immagine del mio “compagno di giochi” che, tenendomi per mano, sale la storica collina che porta al cimitero monumentale del paese, dove il panorama, mi sussurra all'orecchio, la fa da padrona:”Guarda la nostra ricchezza, dice, quella distesa di verde, i nostri agrumeti, e quelle pennellate di rosso, i tarocchi, che fanno della nostra terra, una miniera d’oro”. Quante sensazioni e quante emozioni, mi ritrovo davanti l’uscio, rivedo la figura del nonno che, come tutte le sere, verso il calar del sole, torna a casa, con il suo vecchio e fidato "ciuco",  carico di frutta e ortaggi; si, io aspetto il suo ritorno sempre con grande gioia e curiosità e lui lo sa e spesso si diverte ad osservare la mia delusione  quando mi comunica che non ha raccolto i fichi, da cui dipende la mia merenda,  delusione che diventa allegria e abbracci alla “mia roccia” quando, sorridendo, mi porge “u panareddu” pieno dei frutti attesi, poggiati delicatamente sulle foglie della pianta.
E le immagini si sostituiscono ad altre immagini: Mi ritrovo in campagna durante la raccolta delle olive, riprovando l’antica emozione: Le donne che, cadenzano i movimenti della raccolta, con il canto, e il mio nonnino che, dopo aver seguito i  miei sforzi, mi solleva perché possa raggiungere i rami più alti.
Si, il mio nonnino, la persona più importante, l’unica che, dopo cena, mi raccontava le storielle e mi parlava della terra e della sua ricchezza che permetteva alle famiglie di vivere con dignità, la persona che mi ha insegnato ad amare le piccole cose, a divertirmi “cu nienti", sfruttando l’immaginazione, come ripeteva spesso.
Improvvisamente, il brusco risveglio, il ritorno alla realtà , la voce del comandante che comunica l’arrivo all'aeroporto di Catania e io, serena, mi avvio all'uscita, felice, sapendo che, da lì a poco, avrei portato il mio affettuoso saluto, al mio compagno di vita.









1 commento:

Anonimo ha detto...

Bellissima, da questi racconti rivedo la mía Terra.

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