giovedì 2 giugno 2016

Tre donne di fede e un mondo di spiritualità




Mia madre mi ripeteva sempre, di fronte a scelte sbagliate: " U Signuri aiuta asini e picciriddi", non ho mai capito se mi considerasse un asino o ...............?
Ma io avevo una triplice protezione: Santa Barbara, patrona di Paternò, Sant'Agata, patrona di Catania e, giunti nel palermitano, Santa Rosalia.

Quanta curiosità ha accompagnato la mia esperienza palermitana e con quanta gioia mio padre, compagno di viaggio alla conoscenza di questa città, intrisa di storia e tradizioni, ci fece apprezzare le sue bellezze. Eravamo arrivati da pochi mesi e già ci trovavamo immersi nel famoso “ Fistino”, “A granni festa” di Santa Rosalia”, la patrona della città: Un mix di folclore e religione che trova il suo culmine nei tradizionali fuochi d’artificio che illuminano a giorno tutto il percorso, dalla Cattedrale al Foro Italico.
 La festa esprimeva il forte legame fra Palermo e la sua Santuzza: La gratitudine e il ringraziamento dei palermitani verso la patrona è così grande, diceva, che la festeggiano due volte l’anno il 15 Luglio, chiamato “U fistinu”, celebrazione popolare, religiosa e folcloristica, che si ripete dal 1625, e il 4 Settembre, commemorazione che assume un carattere esclusivamente religioso. In segno di devozione, a settembre, i cittadini infatti si recano a piedi al santuario sul monte Pellegrino, per salutare la Patrona, nella sua grotta. Immediato è stato l'associazione, di noi tutti, alla festa di Santa Barbara, patrona di Paternò e di Sant’ Agata, patrona di Catania. Molte, infatti, le somiglianze: Era il 1625 e molte città siciliane, martoriate dalla peste, si affidavano alle loro sante protettrici come Santa Rosalia, Sant’Agata e, per me la più familiare, Santa Barbara, le cui storie sono dolorose, antichissime e ricche di significato e il cui denominatore comune è la fede, per la quale queste donne preferiscono la morte,  all'abiura.

Le tre donne abbracciano la vita consacrata e pagano un prezzo altissimo: Rosalia sarà inseguita e perseguitata tanto da essere costretta a nascondersi in una grotta che diverrà luogo di pellegrinaggio dei palermitani; ad Agata,  per obbligarla ad abiurare la sua fede, le vengono strappate le mammelle e infine Barbara, dopo essere stata flagellata con le verghe, sarà decapitata con la spada, per mano del padre. 
La festa di Santa Barbara è prettamente religiosa e viene annunciata con spari di bombe e sfilate di bande musicali per le vie del paese già il 3 novembre, cioè un mese prima della data ufficiale della festa che i paternesi chiamano “ U misi i santa barbara”, seguita dalla festa di Maggio, in occasione dell’eruzione dell’Etna e il 27 Luglio quando si rievoca la traslazione delle reliquie
della Santa.

Le feste di Palermo e Catania hanno molto in comune: Atmosfera carica di emozioni, persone che sciamano nelle vie e nelle piazze, devoti e curiosi che raggiungono numeri altissimi;  a Catania sono giorni di  culto, devozione,  folclore e tradizioni che si ripetono da cinque secoli, paragonabile al Corpus Domini a Cuzco.
Sono tre giorni di solennità, durante le quali vengono realizzati per la ricorrenza, alcuni dolciumi che hanno un riferimento a Sant’Agata, come “i cassateddi di Sant'Aita o i minni ri virgini" che fanno riferimenti alle mammelle che furono strappate alla santa, durante i martirii e “le olivette”,che si riferiscono alla leggenda che ella, inseguita dagli uomini di Quinziano e giunta ormai nei pressi del palazzo Pretorio, si fosse fermata a riposare un istante e allacciarsi un calzare, improvvisamente è comparso un ulivo dove la giovane poté ripararsi e anche cibarsi dei suoi frutti.
Ancora oggi, per rinnovare il ricordo di quell’evento prodigioso, è consuetudine coltivare un albero di ulivo in un aiuola vicino ai luoghi del martirio e consumare, durante i giorni di festa, questi dolci tipici, realizzati con la pasta di mandorle.




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